domenica 19 luglio 2009

Shoefiti e Street Art



Finalmente svelato il mistero dello «shoe­fiti casertano» (le scarpe vo­lanti in technicolor che penzo­lano dai cavi elettrici sulle strade della città) e dei sema­fori di alcuni incroci cittadini con le luci trasformate, quella rossa in forma di cuore, e quella verde in foglia di ma­rijuana. Gli autori di entram­be le fantasiose installazioni che hanno incuriosito i caser­tani sono alcuni ragazzi ade­renti al un nuovo e, almeno fi­nora, sconosciuto Movimen­to attivisti artisti scalzi (maas) I giovani «artisti scal­zi » sono finalmente usciti allo scoperto, ma non troppo (pre­feriscono, infatti, rimanere nel più assoluto anonimato: inutile ogni tentativo di incon­trarli o di parlare direttamen­te con loro) per spiegare il senso della loro azione e per evitare interpretazioni tanto fantasiose quanto scorrette e lo fanno attraverso il sito del Laboratorio sociale Millepiani di Caserta.

«Siamo tre casertani doc, tra i 20 e i 22 anni. Non vi di­ciamo nulla di più — dichiara­no a Valentina Sanseverino che ha raccolto le loro dichia­razioni pubblicate, appunto, sul sito del Laboratorio — vo­gliamo restare nell’anonima­to, non per il timore di un’azione legale: non credia­mo che sia pericoloso o vieta­to quello che facciamo. L’ano­nimato vuole rappresentare la dimensione collettiva delle nostre azioni, la volontà di agire come cittadinanza atti­va per dare una dimensione più artistica e 'colorata' alla nostra città». Quindi racconta­no come è nata l’esperienza. «È accaduto all’inizio di mag­gio. Conoscevamo lo shoefiti per averlo visto in giro per il mondo ma l’idea di farlo a Ca­serta non ci aveva sfiorato. Poi un giorno Ivan (un ami­co) è finito con la scarpa in un secchio di vernice e da lì..l’illuminazione. Le prime scarpe le abbiamo comprate usate al mercato, poi abbia­mo iniziato a procurarcele in altri modi, ma questa è la par­te più difficile. Ci servono al­tre scarpe, molte altre…Stia­mo collaborando con il Labo­ratorio Sociale Mille Piani di Caserta, che ha aperto per noi uno spazio di raccolta non so­lo di materiale ma anche di nuove idee. Siamo aperti a suggerimenti e proposte, da comunicarci alla mail m.a.a.s@email.it».

Smentisco­no, quindi, qualsiasi implica­zione commerciale del loro ge­sto. Nessuna trovata pubblici­taria, né un segnale conven­zionale per indicare — come, invece, si legge su alcuni siti internet che cercano di spiega­re il fenomeno a livello mon­diale — una piazza di spaccio, o un modo per celebrare un imminente matrimonio o la fi­ne di un corso di studi, quan­to, piuttosto, «una forma di ri­valutazione degli spazi urba­ni ». «A Caserta — sottolinea­no i tre giovani — l’arte di strada non esiste, perciò sia­mo contenti che molti ci stia­no scoprendo: speriamo che anche altri si uniscano a noi e tirino fuori il loro 'lato artisti­co' per contribuire a rendere la città più allegra». Spiegata anche la «dinamica del lan­cio ». Procurate le scarpe, ven­gono colorate con le bombo­­lette, quindi si individua il luogo dove posizionarle che, però, non è casuale ma, spie­gano, «segue quasi lo schema di una psico geografia urba­na: le strade sono scelte per­ché zone di passaggio, perché rivalutate dalla ztl o perché semplicemente sono punti della città che amiamo. Quin­di, una volta sicuri che le scar­pe volanti non creino disagio, avviene il lancio, che è la par­te più divertente» sottolinea­no.

Ma gli interventi del movi­mento per vivacizzare l’imma­gine di Caserta non finiscono qui. «Abbiamo iniziato un’istallazione artistica, un cuore e una foglia di marijua­na, ai semafori: per ora — di­cono — sono solo tre a San Leucio, via Caduti Sul Lavoro e Ercole, ma abbiamo un ma­gazzino pieno di idee e proget­ti per rendere Caserta più sim­patica e vivibile. Comunque abbiamo già raggiunto il no­stro primo obiettivo: far alza­re la testa ai casertani». Una finalità apprezzabile che, evidentemente, non è sta­ta abbastanza compresa né condivisa. Sono state, infatti, rimosse le «shoefiti» di via Unità d’Italia: delle 11 paia che penzolavano fino a qual­che giorno fa, ne è rimasta so­lo una. Un intervento che i ra­gazzi temono essere «l’ennesi­ma forma di repressione nei confronti di una nuova arte urbana, non convenzionale e non commercializzata, libera, segno della volontà di espri­mere la voce di una cittadi­nanza attiva, spontanea, vi­va ».



Dal Corriere del Mezzogiorno



Una vana speranza di cambiamento sta sfiorando le giovani menti... forse la rivoluzione sta arrivando.

lunedì 13 luglio 2009

Eccomi!!!

Salve a tutti. Mi chiamo Luigi, ho 22 e sono di Avellino. Ringrazio vivamente Valeria, in arte Vix, per avermi invitato a collaborare a questo blog molto interessante. Un' ottima idea quella di raccogliere i propri pensieri, considerazioni, poesie, insomma tutto ciò che passa per la mente. Spero che il mio modesto contributo vi sia di gradimento per la crescita di questo spazio culturale, e non solo. Un saluto a tutti.
Tarallane :)
Luigi