Finalmente svelato il mistero dello «shoefiti casertano» (le scarpe volanti in technicolor che penzolano dai cavi elettrici sulle strade della città) e dei semafori di alcuni incroci cittadini con le luci trasformate, quella rossa in forma di cuore, e quella verde in foglia di marijuana. Gli autori di entrambe le fantasiose installazioni che hanno incuriosito i casertani sono alcuni ragazzi aderenti al un nuovo e, almeno finora, sconosciuto Movimento attivisti artisti scalzi (maas) I giovani «artisti scalzi » sono finalmente usciti allo scoperto, ma non troppo (preferiscono, infatti, rimanere nel più assoluto anonimato: inutile ogni tentativo di incontrarli o di parlare direttamente con loro) per spiegare il senso della loro azione e per evitare interpretazioni tanto fantasiose quanto scorrette e lo fanno attraverso il sito del Laboratorio sociale Millepiani di Caserta.
«Siamo tre casertani doc, tra i 20 e i 22 anni. Non vi diciamo nulla di più — dichiarano a Valentina Sanseverino che ha raccolto le loro dichiarazioni pubblicate, appunto, sul sito del Laboratorio — vogliamo restare nell’anonimato, non per il timore di un’azione legale: non crediamo che sia pericoloso o vietato quello che facciamo. L’anonimato vuole rappresentare la dimensione collettiva delle nostre azioni, la volontà di agire come cittadinanza attiva per dare una dimensione più artistica e 'colorata' alla nostra città». Quindi raccontano come è nata l’esperienza. «È accaduto all’inizio di maggio. Conoscevamo lo shoefiti per averlo visto in giro per il mondo ma l’idea di farlo a Caserta non ci aveva sfiorato. Poi un giorno Ivan (un amico) è finito con la scarpa in un secchio di vernice e da lì..l’illuminazione. Le prime scarpe le abbiamo comprate usate al mercato, poi abbiamo iniziato a procurarcele in altri modi, ma questa è la parte più difficile. Ci servono altre scarpe, molte altre…Stiamo collaborando con il Laboratorio Sociale Mille Piani di Caserta, che ha aperto per noi uno spazio di raccolta non solo di materiale ma anche di nuove idee. Siamo aperti a suggerimenti e proposte, da comunicarci alla mail m.a.a.s@email.it».
Smentiscono, quindi, qualsiasi implicazione commerciale del loro gesto. Nessuna trovata pubblicitaria, né un segnale convenzionale per indicare — come, invece, si legge su alcuni siti internet che cercano di spiegare il fenomeno a livello mondiale — una piazza di spaccio, o un modo per celebrare un imminente matrimonio o la fine di un corso di studi, quanto, piuttosto, «una forma di rivalutazione degli spazi urbani ». «A Caserta — sottolineano i tre giovani — l’arte di strada non esiste, perciò siamo contenti che molti ci stiano scoprendo: speriamo che anche altri si uniscano a noi e tirino fuori il loro 'lato artistico' per contribuire a rendere la città più allegra». Spiegata anche la «dinamica del lancio ». Procurate le scarpe, vengono colorate con le bombolette, quindi si individua il luogo dove posizionarle che, però, non è casuale ma, spiegano, «segue quasi lo schema di una psico geografia urbana: le strade sono scelte perché zone di passaggio, perché rivalutate dalla ztl o perché semplicemente sono punti della città che amiamo. Quindi, una volta sicuri che le scarpe volanti non creino disagio, avviene il lancio, che è la parte più divertente» sottolineano.
Ma gli interventi del movimento per vivacizzare l’immagine di Caserta non finiscono qui. «Abbiamo iniziato un’istallazione artistica, un cuore e una foglia di marijuana, ai semafori: per ora — dicono — sono solo tre a San Leucio, via Caduti Sul Lavoro e Ercole, ma abbiamo un magazzino pieno di idee e progetti per rendere Caserta più simpatica e vivibile. Comunque abbiamo già raggiunto il nostro primo obiettivo: far alzare la testa ai casertani». Una finalità apprezzabile che, evidentemente, non è stata abbastanza compresa né condivisa. Sono state, infatti, rimosse le «shoefiti» di via Unità d’Italia: delle 11 paia che penzolavano fino a qualche giorno fa, ne è rimasta solo una. Un intervento che i ragazzi temono essere «l’ennesima forma di repressione nei confronti di una nuova arte urbana, non convenzionale e non commercializzata, libera, segno della volontà di esprimere la voce di una cittadinanza attiva, spontanea, viva ».
Dal Corriere del Mezzogiorno
Una vana speranza di cambiamento sta sfiorando le giovani menti... forse la rivoluzione sta arrivando.