sabato 14 novembre 2015
Don't say a prayer for me now
Non farlo. Non pregare, perché pregare è solo sprecare fiato. Non cambiare la foto del profilo, non ha senso. A nessuno frega che ti dispiaccia per gli attentati. E non stare ad inveire contro gli immigrati perché mai come ora saresti solo uno stronzo. Alimentare questa campagna pubblicitaria pro Francia (quando siamo i primi a spezzar loro le gambe con i nostri cori ignoranti a suon di RIDATECI LA GIOCONDA) non è altro che l'ennesima dimostrazione di una ipocrisia socialnetworkiana che ci abitua a essere tante pecore di un gregge fin troppo grande per un solo pastore. Quindi piuttosto che farci domare da qualcuno, ci anestetizziamo il cervello con queste catene di sant'Antonio del terzo millennio: mettiamo la foto arcobaleno per i matrimoni gay in America, Je Suis Charlie quando fanno esplodere la sede di un giornale del quale, fino a ieri, ignoravamo l'esistenza, la bandiera francese in semitrasparenza per omaggiare la forza di un popolo colpito dalla minaccia terroristica, ma non ci mettiamo in prima linea quando succede qualcosa in Bangladesh o in Libano o in Colombia: la gente continua a nascere e morire, a sparare e a fare l'amore, ma finché non sentiamo le urla provenire da casa del vicino, rimaniamo nel nostro salotto a guardare inerti affondare barconi e sentir parlare di ruspe senza muovere il culo dal divano. Ci facciamo forti delle idee degli altri per andare in piazza ad esprimere il nostro bisogno di violenza, la nostra cattiveria, il più delle volte senza giustificazione.
Mettiamo gli scontri di Napoli, qualche giorno fa: lancio di uova contro il provveditorato per protestare contro il decreto de La Buona Scuola. Ora mettiamo il caso io sia una segretaria con uno stage retribuito 400 euro al mese e che il decreto mi vada in culo esattamente quanto va in culo ai manifestanti in piazza. Nonostante questo, i soldi mi servono. Anche quei merdosi 400 euro mi permettono di pagare le rate di un motorino che, al 90%, qualche manifestante un po' più irruento si sarà divertito a danneggiare. Ma passiamo oltre. Faccio il mio lavoro, esco e mi becco le uova ringraziando di non essere capitata nel momento di clou dello scontro, quando i poliziotti e i fondamentalisti (perché manifestare è un diritto, ma la violenza va condannata in ogni caso) se le danno di santa ragione.
Ce ne è fregato qualcosa quando è successo sotto casa? Siamo rimasti a guardare, avremo pensato: "Ma questi invece di manifestare non si potevano stare a casa loro?" e ce ne saremo rimasti sul divano, magari cambiando canale.
Non giustifico, con ciò, gli attacchi terroristici né voglio affermare che non sia lecito essere preoccupati di un possibile attacco al nostro Paese, ma invece di darci la pena per ciò che non siamo in grado di gestire, cerchiamo di monitorare e gestire al meglio le Nostre di vite, evitando magari di alimentare l'odio razziale, che ce ne abbiamo già abbastanza. I terroristi li teniamo anche nel nostro condominio, non mettono ancora le bombe, ma se ne avessero la possibilità non pensate che non lo farebbero; la religione è solo un alibi, abbiatelo chiaro in testa.
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