Nessuna facoltà organica, infatti, spiega Tommaso, conosce la realtà in quanto tale – aspetto questo reso possibile dalla cognizione universale – bensì solo secondo il particolare e secondo quel certo determinato aspetto di cui è capace quello specifico organo, così come la vista permette di afferrare i colori, ma non i suoni. Proprio per questo, se l’intelletto fosse corporeo, non potrebbe cogliere tutte le nature sensibili, perché coglierebbe soltanto quelle a lui simili. Se indossassi degli occhiali le cui lenti fossero gialle, vedrei tutte le cose sotto una gradazione di giallo. Per farmi vedere tutte le cose secondo tutti i colori, gli occhiali devono avere le lenti trasparenti: solo ciò che non è già colorato può ricevere tutti colori per come sono in se stessi. Analogamente, l'intelletto può possedere tutte le specie delle cose materiali solo se in sé è estraneo alle nature materiali che è atto a conoscere. In tal senso, l’intelletto non può che essere una potenza incorporea e immateriale.Ho riflettuto a lungo su queste parole ed ho realizzato che l'entusiasmo è una sfumatura di un paio d'occhiali comodi. Di quelli con le lenti transition, che ti fanno vedere meglio in ogni condizione. E, nonostante la realtà sia sempre peggio di come appare, talvolta è bello ingannarsi in un'illusione ottica.
martedì 23 ottobre 2012
Entusiasmo
L'entusiasmo è un sentimento talmente difficile da raggiungere che talvolta appare quasi fatuo. L'entusiasmo può essere la causa della buona riuscita di un progetto e la sua mancanza può compromettere la buona riuscita dello stesso progetto. L'entusiasmo è un fattore rilevante. L'entusiasmo ci permette di non curarci degli ostacoli lungo il cammino. L'entusiasmo può offuscarci la strada dissestata che stiamo percorrendo, quasi come la nebbia che alberga sui campi al tramonto. L'entusiasmo rende le cose più luminose e più opache allo stesso tempo.
Ho fatto un viaggio con il mio ragazzo. Siamo stati in un posto che ormai conosco come le mie tasche, abbiamo mangiato negli stessi posti dove sono andata a mangiare mille volte, visto cose che ho osservato e scrutato altre diecimila. Non avevo nessuna voglia di partire, né volevo che lui venisse con me, ma mi sono lasciata convincere. E' patetico, mi sono detta. Che senso ha continuare a fare da cicerone in questo posto come se fosse la prima volta? Dire cose, fare cose, farti conoscere persone e posti... non sarà un flashback? Le foto sono le stesse, i monumenti sempre uguali. Eppure ci sono delle sottilissime differenze. Quasi impercettibili. Una lunga serie di particolari che cambiano il senso all'esperienza. Particolari che non si vedono nelle foto, che non si sentono nelle registrazioni, ma che restano. Particolari che permettono di ricordare Questa volta come Altra da tutte le volte precedenti. Espressioni del volto, sguardi, emozioni. Le persone sempre le stesse. Le emozioni no. Non è stato un tuffo nel passato. Non è stato un ritorno alle origini. E' stato strano. E' stato osservare le cose da un'altra prospettiva, dal lato di chi non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare. E' stato entusiasmante ripercorrere le strade di sempre. Non voglio cadere in inutili banalità, ho visto la realtà con gli occhi di chi aveva voglia di stare bene.
Ho incontrato la mia professoressa di filosofia. Mi è venuta voglia di abbracciarla ma per pudore o per imbarazzo non l'ho fatto. Il suo sguardo mi ha riportato al quarto anno del liceo, quando spiegava la dottrina di Tommaso D'Aquino:
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