Una delle persone a me più care, ha avuto un bambino. Lei vive a Boston, sarebbe assurdo pensare di andare a trovarla. Però non sono neanche stato capace di farle una telefonata. Sono contento per lei, sia chiaro. Anche se è giovanissima, anche se sta ancora studiando, anche se non ha un compagno. Anche se i suoi genitori sono molto meno contenti di me. L'ho vista in fotografia, sta benissimo, è serena. Ho scorto una dolcezza nei suoi lineamenti, che non conoscevo, che non avrei mai sospettato. Il bambino è perfettamente sano, e bellissimo. Ma mi fa orrore.
Penso a quella testolina, ai capelli radi, alle piccole vene bluastre, evidenti sotto la pelle trasparente delle mani. Penso a lui che succhia il latte dal seno, avidamente, che dorme, che piange. Penso all'amore incondizionato di sua madre, penso a quanto sia fortunato nel ricevere tanto, senza dare niente. Penso che, per me o per chiunque altro, sarebbe facilissimo stringere il suo capo tra le mani, e, discretamente, ridurlo ad una poltiglia sanguinolenta.
Penso che il male, il più profondo dei mali, sia il bene crocifisso.
Ha un che di dolce e macabro questo intervento. E' davvero così difficile ammettere che siamo deboli di fronte ad un destino non del tutto roseo? E' davvero così difficile amare il frutto della fine della nostra libertà?
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